Esposizione Universale di Milano 1906

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Testi ed immagini dell’Esposizione Internazionale di Milano 1906 presenti nel volume
“L’Esposizione Internazionale di Milano 1906. EXPO 2015” – Archivio Bertarelli.

 

L’Esposizione Internazionale del Sempione fu inaugurata a Milano il 28 aprile del 1906 e durò fino all’11 novembre dello stesso anno. Il tema dell’Esposizione fu “La scienza, la città e la vita”. Questo titolo è emblematico del fatto che a differenza di tutte le precedenti Esposizioni Universali ottocentesche, che si erano limitate a esibire macchinari e prodotti, l’Esposizione Internazionale del Sempione ha messo per la prima volta al centro gli uomini, la società, il lavoro, con tutte le possibili evoluzioni non solo tecniche ma anche sociali.

L’idea di realizzare una Esposizione Internazionale è nata grazie alla realizzazione del traforo del Sempione. La proposta fu avanzata in seno al Consiglio comunale nel 1901, vale a dire all’indomani della grande Esposizione Universale di Parigi. In quel momento l’Italia si sentiva finalmente all’altezza di promuovere una iniziativa di questa portata, confrontandosi con il resto del mondo, senza timore di rimanere schiacciata dall’accostamento alle nazioni economicamente più avanzate. Nel 1906 fu completato il traforo del Sempione, opera immensa di scienza applicata e di lavoro. Questa lezione di successo nel campo dell’organizzazione industriale diventa per Milano un modello di sviluppo da esportare in tutti i Paesi del mondo.

Il suo tema di fondo, nel nome della grande impresa del traforo del Sempione, sono i trasporti e le comunicazioni: dalle ferrovie alla futura aeronautica, dalla radio Marconi all’automobilismo. Le sezioni furono: Trasporti terrestri, Aereonautica, Metereologia, Trasporti marittimi e fluviali, Previdenza, Arte decorativa, Galleria del lavoro per le arti indusriali, mostre retrospettive dei trasporti, Piscicoltura, Agraria, Igiene pubblica, Belle arti.

Gli argomenti trattati da molte di queste sezioni erano una assoluta novità per l’epoca, ma riuscirono ad attrarre l’attenzione dei visitatori e in tal modo ampliarono la loro conoscenza su temi che oggi sono ancora del tutto attuali.

L’Esposizione rievocava i contenuti tecnologici e sociali nei quali si rispecchiava la volontà di una classe di imprenditori, scienziati e politici di pensare al futuro, a Milano come città fatta di innovazione, di lavoro e solidarietà.

Mostre e sezioni offrirono una visione variegata di tutti i rami dell’arte, dell’industria e del commercio. Il successo dell’iniziativa rese impossibile accogliere tutte le richieste di partecipazione, in talune sezioni si dovette respingere fino all’80% delle richieste.

Promotori e fautori dell’organizzazione dell’Esposizione Internazionale di Milano 1906 furono, nel 1901, la Lega Navale e l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, che proposero una grande Mostra sui mezzi di trasporto per acqua. In seguito venne l’idea di associare la realizzazione dell’Esposizione alla data memorabile del completamento del traforo alpino del Sempione. Questo portò ad un ripensamento dell’Expo, che assunse un carattere di universalità nel campo del lavoro e un’estensione mondiale nelle partecipazioni.

Il Comitato organizzatore era formato dal sindaco di Milano e da tutti i principali attori della vita politica, economica e culturale. La vera anima di un progetto così innovativo di mostra tematica di scienze applicate era l’industriale Angelo Salmoiraghi, in qualità di presidente della Camera di commercio di Milano e di costruttore di strumenti scientifici, un ruolo fondamentale è stato svolto da Cesare Mangili che era un industriale nel ramo dei trasporti. Con loro non c’erano solo i grandi scienziati e industriali della Milano del tempo come Mangiagalli, Celoria, Colombo, Pirelli e Breda, ma anche gli uomini dell’Umanitaria come Augusto Osimo. L’elenco di tutti i principali organizzatori dell’evento, ci dimostra che l’Esposizione suscitava grande attenzione nei principali attori della vita cittadina, i quali, partecipando attivamente all’organizzazione dell’Esposizione ne favorirono il successo.

L’Esposizione occupava una superficie di 987.000 metri quadrati (di cui 248.000 coperti) su due aree collegate da un’ardita ferrovia elettrica sopraelevata: il Parco del Castello Sforzesco (dall’Arco della Pace al Castello) e la Piazza d’Armi, che diciassette anni dopo sarebbe diventata la sede della Fiera di Milano. Il Parco accoglieva le sezioni di maggiore rappresentanza, come ingresso d’onore, arti decorative e Belle Arti, architettura, mentre in piazza d’Armi si concentravano i padiglioni più tecnici e relativi alle attività produttive industriali. Tale ripartizione delle sezioni nelle due sedi testimonia il legame tra l’Esposizione del Sempione e i due futuri enti Fiera e Triennale che ancora oggi, sulla scia di ciò che è successo più di un secolo fa, proseguono lo stesso spirito espositivo.

Gli edifici che ospitarono l’Esposizione furono 225 e furono progettati dai migliori architetti dell’epoca, che contribuirono all’affermazione di uno stile architettonico coerentemente moderno, che non è improprio definire liberty, ma declinato in una versione nè rigorosa, nè raffinata. Gli edifici furono progettati, com’era costume, come effimeri fin dall’inizio e quindi smantellati al termine della manifestazione, con l’eccezione dell’Acquario di viale Gadio. Per la costruzione vennero utilizzati materiali poco duraturi come il gesso, la cartapesta e il cartongesso: l’Esposizione nel suo complesso si presentava come una città bianca. Gli espositori furono 35.000.

Il successo dell’Esposizione a livello internazionale è testimoniato dal fatto che vi hanno partecipato 31 nazioni, dodici con un proprio padiglione e diciannove ampiamente rappresentate nelle varie sezioni.

I visitatori totali della mostra furono più di 7 milioni in una città che allora era costituita da circa mezzo milione di abitanti. Il costo totale dell’Esposizione fu di circa 12 milioni di lire e un singolo biglietto costava una lira e poteva essere usato per più giorni. I biglietti venduti furono 7 milioni circa, ed i ricavi provenienti dalla vendita dei biglietti riuscirono a coprire poco più della metà delle spese. Il resto delle spese fu in parte coperto dai ricavi dovuti alle attività commerciali e in parte grazie ai finanziamenti privati. La modalità di finanziamento di questa Esposizione è del tutto attuale anche per le Esposizioni che si organizzano nei nostri giorni.

Le attività commerciali riguardavano principalmente la ristorazione. Per l’Esposizione furono costruiti più di 120 tra caffè, buvette e ristoranti. Un esempio di innovazione portata dall’Esposizione è rappresentata dalla presentazione di una nuova tipologia di ristoranti, i self service che nascono grazie ad una intuizione dell’epoca.

L’Esposizione portò a Milano una serie di innovazioni sia a livello tecnico che culturale. A livello tecnico le novità presentate erano numerose: per citare solo le più spettacolari, la ferrovia sopraelevata elettrica monofase collegante le due aree della Esposizione (il Parco Sempione e l’area della attuale Fiera campionaria), il faro Salmoiraghi elettrificato, la radio Marconi, un nuovo sistema per la produzione industriale dell’ossigeno, e infine la filovia elettrica. Ma era soprattutto la socializzazione della scienza a prevalere in questa grande Esposizione milanese del 1906, ossia l’idea che sono soprattutto le applicazioni utili a tutta la società e capaci di alleviare le sofferenze umane a conferire senso e significato all’impresa scientifica. L’Esposizione dotò Milano di un istituto di economia sociale, ossia il Museo sociale inaugurato all’Umanitaria; del laboratorio di idrobiologia applicata dell’Acquario; di una prima Clinica del lavoro.

La più grande eredità che l’Esposizione ha lasciato a Milano è stata la sua vocazione europea e la scelta di investire nella scienza.

 

Post-EXPO

Originariamente dedicata allo sviluppo dei mezzi di trasporto e comunicazione, celebrazione del nuovo traforo ferroviario del Sempione, l’Esposizione segnò profondamente lo sviluppo della città, assegnando definitivamente a Milano – nella realtà dell’economia e dell’immaginario collettivo – il ruolo di centro dell’economia internazionale e snodo fondamentale per gli interscambi tra l’Italia e l’Europa intera.

La nuova via di collegamento con il centro Europa costituì lo sbocco per l’apertura dei mercati: premessa per la futura formazione del triangolo industriale Milano-Torino-Genova.

Indubbiamente la costruzione del tunnel ferroviario del Sempione della lunghezza di 20 chilometri ha costituito una delle più grandi imprese umane. Non è stata solamente un’opera di alta ingegneria, ma anche una pietra miliare dell’organizzazione del lavoro. Le migliaia di minatori, carpentieri, muratori giunti da tutta l’Italia vi trovarono un cantiere tecnologicamente all’avanguardia (case per loro e famiglie, mense, docce, scuole elementari, ospedali e casse di risparmio, la vittoria sulle epidemie dei minatori e sull’ecatombe di vittime del lavoro): era questo a fare del Sempione un trionfo del progresso agli occhi dei contemporanei.

Il Traforo del Sempione è un grande manufatto dedicato al progresso e allo sviluppo delle vie di comunicazione con la Svizzera, la Francia e l’Europa. Ancora oggi un tunnel ferroviario di venti chilometri attraverso le Alpi per Italia e Svizzera rappresenta una delle più grandi imprese umane.

 

Parte dei testi sono tratti da Tesi di laurea di Giuseppe Di Vita “L’impatto economico delle Esposizioni Universali: Il caso Milano Expo 2015”